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Testo Almeno L'Inizio
Testo Almeno L'Inizio
Alla fine ti trovasti in un bel posto
E lì capisti perché t'erano stati chiesti
Gli occhi in prestito per il loro particolare colore
Fai tu quale, che ora è l'iride delle finestre
Alla fine ti fu chiaro perché quel gran parlare
Della tua bella conchiglia auricolare
E quel solleticare: eccoli i padiglioni I disimpegni, la chiocciola, i vestiboli, ecco la stanza
E tu entrasti perché c'era tutto
E tutto a oltranza i tuoi comportamenti e le reazioni
Le tue belle presenze e gli abbandoni
Le carezze in cambio delle tue carezze
E le scontrosità, le irritazioni
C'era anche qualcuno che ti diceva "È tardi
Dobbiamo andare". E tu dicevi "No, io voglio ancora
Ancora io mi voglio, mi voglio rivedere
E se non tutta, almeno l'inizio"
Che cosa avresti fatto per sentirti un po' più sola
E per dolcemente navigare Sul dorso o sul tuo petto
E fare una capriola
Che ribaltasse il cielo
Lì c'eran tutti predisposti i baci
Asciutti e meno e tutti i desideri
E le istintive applicazioni di te
Eran montate ad arte accanto al tuo profilo
Vicino ad ogni tua parte. E tu dicevi: "Ancora un altro poco
E se non tutto almeno un po' d'inizio"
Fare si può fare ed anche disfare
Ma è un'impalcatura
Dipende da chi sopra ci sale
E tu dicevi "Ancora un poco
E se non tutto, e se non tutto
Almeno l'inizio"
E tu, una volta su
Osservi la tua stanza
Tu, la tua, nella quale
Oltre il disfare e il fare
Si delineano cose
Appena appena verosimili
Con ciliege passeggere e grappoli appannati
D'uve segrete e nere dalle pelli boriose e fini
Perché tu, che ti senti alle volte una mandria
Possa indire turchini selvaggi festini
Con curvi cieli estivi che scendono
Come coperchi su te che bollivi
Con i freschi provvisori che soffiano
Sotto i cuscini e tu li assalivi
Con gli abbracci e le guance
Giaciute con l'equatore
Perché di te, già cibata
Non è di calore che hai bisogno
Ma di un orgoglioso refrigerio
E lì capisti perché t'erano stati chiesti
Gli occhi in prestito per il loro particolare colore
Fai tu quale, che ora è l'iride delle finestre
Alla fine ti fu chiaro perché quel gran parlare
Della tua bella conchiglia auricolare
E quel solleticare: eccoli i padiglioni I disimpegni, la chiocciola, i vestiboli, ecco la stanza
E tu entrasti perché c'era tutto
E tutto a oltranza i tuoi comportamenti e le reazioni
Le tue belle presenze e gli abbandoni
Le carezze in cambio delle tue carezze
E le scontrosità, le irritazioni
C'era anche qualcuno che ti diceva "È tardi
Dobbiamo andare". E tu dicevi "No, io voglio ancora
Ancora io mi voglio, mi voglio rivedere
E se non tutta, almeno l'inizio"
Che cosa avresti fatto per sentirti un po' più sola
E per dolcemente navigare Sul dorso o sul tuo petto
E fare una capriola
Che ribaltasse il cielo
Lì c'eran tutti predisposti i baci
Asciutti e meno e tutti i desideri
E le istintive applicazioni di te
Eran montate ad arte accanto al tuo profilo
Vicino ad ogni tua parte. E tu dicevi: "Ancora un altro poco
E se non tutto almeno un po' d'inizio"
Fare si può fare ed anche disfare
Ma è un'impalcatura
Dipende da chi sopra ci sale
E tu dicevi "Ancora un poco
E se non tutto, e se non tutto
Almeno l'inizio"
E tu, una volta su
Osservi la tua stanza
Tu, la tua, nella quale
Oltre il disfare e il fare
Si delineano cose
Appena appena verosimili
Con ciliege passeggere e grappoli appannati
D'uve segrete e nere dalle pelli boriose e fini
Perché tu, che ti senti alle volte una mandria
Possa indire turchini selvaggi festini
Con curvi cieli estivi che scendono
Come coperchi su te che bollivi
Con i freschi provvisori che soffiano
Sotto i cuscini e tu li assalivi
Con gli abbracci e le guance
Giaciute con l'equatore
Perché di te, già cibata
Non è di calore che hai bisogno
Ma di un orgoglioso refrigerio
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