- Samuele Bersani
- >
- Cinema Samuele
- >
- Harakiri
Testo Harakiri
Testo Harakiri
Stava facendosi harakiri
chiuso in un cinema porno francese
ma dopo i primi tentativi
“non è il momento” disse, poi si arrese
agli sviluppi della trama, alla profondità dei dialoghi
Per arrivare all'astronave
Quella scatola tutta lamiere Che non smetteva di tremare
E si appoggiava appena su due pietre
Aveva attraversato i campi
E si era aperto il mignolo di un piede
Canzoni d'amore altamente nocive
Per un cuore già troppo pulsante
Sapendo che in giro non c'era un dottore
Non stava mai lì ad ascoltarle
Davanti a uno specchio di carta argentata
Pensò
Guarda che fisico
Potrei dire di aver fatto lo stuntman
Si addomentò spontanemente Con un sonnifero lasciato in tasca
Con un sorriso deficiente
Di un'imbucata al centro della festa
Sognò di avere un'aragosta
Ancora viva dentro ad una busta
Si era svegliato con il cappotto addosso
Con una tanica di acqua di fosso
Da far bollire sul fornello
Tenuto in bilico con un ombrello
Che non poteva più aprirsi
Ma gli era utile per questo e quello
Persino a far finta di avere un fucile
Col quale difendersi quando
Provavano a superare il confine
Sparava bestemmie di marmo
Davanti ai ragazzi seduti sui cofani che lo provocavano
Tiro giù anche l'ultimo santo
Poi dopo una serie di giorni infelici
Venne fuori vestito di bianco,
Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout
Per fargli un regalo
Anche il cielo di colpo si aprì a serramanico
Come se spalancasse un sipario
chiuso in un cinema porno francese
ma dopo i primi tentativi
“non è il momento” disse, poi si arrese
agli sviluppi della trama, alla profondità dei dialoghi
Per arrivare all'astronave
Quella scatola tutta lamiere Che non smetteva di tremare
E si appoggiava appena su due pietre
Aveva attraversato i campi
E si era aperto il mignolo di un piede
Canzoni d'amore altamente nocive
Per un cuore già troppo pulsante
Sapendo che in giro non c'era un dottore
Non stava mai lì ad ascoltarle
Davanti a uno specchio di carta argentata
Pensò
Guarda che fisico
Potrei dire di aver fatto lo stuntman
Si addomentò spontanemente Con un sonnifero lasciato in tasca
Con un sorriso deficiente
Di un'imbucata al centro della festa
Sognò di avere un'aragosta
Ancora viva dentro ad una busta
Si era svegliato con il cappotto addosso
Con una tanica di acqua di fosso
Da far bollire sul fornello
Tenuto in bilico con un ombrello
Che non poteva più aprirsi
Ma gli era utile per questo e quello
Persino a far finta di avere un fucile
Col quale difendersi quando
Provavano a superare il confine
Sparava bestemmie di marmo
Davanti ai ragazzi seduti sui cofani che lo provocavano
Tiro giù anche l'ultimo santo
Poi dopo una serie di giorni infelici
Venne fuori vestito di bianco,
Sembrava una lucciola in mezzo a un blackout
Per fargli un regalo
Anche il cielo di colpo si aprì a serramanico
Come se spalancasse un sipario
- Replay
- Giudizi Universali
- Il Mostro
- Il Tuo Ricordo
- Con Te
- Chiedimi Se Sono Felice
- Mezza Bugia
- Pixel
- Le Mie Parole
- 2 Settembre
Altri testi di Samuele Bersani
- Testi Lucio Battisti
- Testi Negramaro
- Testi Renato Zero
- Testi Gigi D'Alessio
- Testi Alessandra Amoroso
- Testi Canzoni Napoletane
- Testi Eros Ramazzotti
- Testi Elisa
- Testi Biagio Antonacci
- Testi Cesare Cremonini