Testo Pane e Barbagia
Testo Pane e Barbagia
Pace, Bigazzi, Savio
Sono un uomo molto sfortunato.
Sono nato già rapitore, da quando avevo quattro-cinque anni ho rapito la bambola di mia sorella,
mi ha dato una chiantozza, l'ho riportata subito nel diretto dove l'ho trovata.
Verso i venti-venticinque anni io, Antonio Coggiu, della Barbaggia,
ho organizzato il più grosso rapimento dell'isola:
mi sono rapito da solo. Mi ero comprato una macchina blindata per non farmi rapire,
e allora stando da solo nella mia auto mi sono puntato una pistola alla tempia
e sono sceso.
Dopo aver percorso dei prati sfarzosi e senza chiome,
sono arrivato al rifugio, e ho scritto una lettera ai miei familiari.
Quest'ultimi come l'hanno letta l'hanno stracciata e l'hanno buttata dentro a un cesso,
e sono rimasto da solo indifeso con me stesso, rapitore di me stesso.
E ho cominciato a mangiare pane e barbagia, pane e barbagia, barbagia e pane.
Mi sono alimentato di scatole di tonno che faceva schifo,
con tutta la pubblicità che fanno, il mare pulito, il mare sporco,
ogni volta che aprivo una scatoletta usciva un biglietto, "Viva i Mille, vi saluto, Garibaldi"
e pensavo che la scatoletta non era di giornata.
Dopo avermi dato la pistola in testa e farmi uscire un'escursione di sangue
Che ci voleva il dottor Beccalossi Antonio per farmelo rimarginare,
ho mandato una lettera ai miei. Che era la seconda postilla. Anche quella è rimasta senza risposta.
Allora per non fare una figura di merda ho mandato in banca
I soldi che avevo risparmiato in tanto tempo di pellegrinaggio:
centotrentaseimila lire esente IVA perché erano in nero,
andando in culo alla legge Malfatti quattrocentocinquanta capitolo cinque terzo anagramma.
Dopo tre anni, con sofferenze atroci, da solo mi facevo soffrire,
è arrivato il riscatto, sessantaduemila lire. E mi son liberato,
quando ho visto che non c'era nessuno mi sono fatto un fuia-fuio
per tutte le Sardegne e sono arrivato all'imbarcadero.
E da lì sono partito per le Antille, perché ho detto qui in Italia ci sono troppi rapitori,
adesso vado in un paese dove nun m' rompono chiù o' cazz',
e posso cantare finalmente reggae-reggae-reggaeggè, bu bu bu ba ba,
sciuccammumma sana mana seme binda la la la...
Sono un uomo molto sfortunato.
Sono nato già rapitore, da quando avevo quattro-cinque anni ho rapito la bambola di mia sorella,
mi ha dato una chiantozza, l'ho riportata subito nel diretto dove l'ho trovata.
Verso i venti-venticinque anni io, Antonio Coggiu, della Barbaggia,
ho organizzato il più grosso rapimento dell'isola:
mi sono rapito da solo. Mi ero comprato una macchina blindata per non farmi rapire,
e allora stando da solo nella mia auto mi sono puntato una pistola alla tempia
e sono sceso.
Dopo aver percorso dei prati sfarzosi e senza chiome,
sono arrivato al rifugio, e ho scritto una lettera ai miei familiari.
Quest'ultimi come l'hanno letta l'hanno stracciata e l'hanno buttata dentro a un cesso,
e sono rimasto da solo indifeso con me stesso, rapitore di me stesso.
E ho cominciato a mangiare pane e barbagia, pane e barbagia, barbagia e pane.
Mi sono alimentato di scatole di tonno che faceva schifo,
con tutta la pubblicità che fanno, il mare pulito, il mare sporco,
ogni volta che aprivo una scatoletta usciva un biglietto, "Viva i Mille, vi saluto, Garibaldi"
e pensavo che la scatoletta non era di giornata.
Dopo avermi dato la pistola in testa e farmi uscire un'escursione di sangue
Che ci voleva il dottor Beccalossi Antonio per farmelo rimarginare,
ho mandato una lettera ai miei. Che era la seconda postilla. Anche quella è rimasta senza risposta.
Allora per non fare una figura di merda ho mandato in banca
I soldi che avevo risparmiato in tanto tempo di pellegrinaggio:
centotrentaseimila lire esente IVA perché erano in nero,
andando in culo alla legge Malfatti quattrocentocinquanta capitolo cinque terzo anagramma.
Dopo tre anni, con sofferenze atroci, da solo mi facevo soffrire,
è arrivato il riscatto, sessantaduemila lire. E mi son liberato,
quando ho visto che non c'era nessuno mi sono fatto un fuia-fuio
per tutte le Sardegne e sono arrivato all'imbarcadero.
E da lì sono partito per le Antille, perché ho detto qui in Italia ci sono troppi rapitori,
adesso vado in un paese dove nun m' rompono chiù o' cazz',
e posso cantare finalmente reggae-reggae-reggaeggè, bu bu bu ba ba,
sciuccammumma sana mana seme binda la la la...
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